Ci siamo procurati (in esclusiva … abbiamo delle entrature … 😉 ) il programma “di sala” dell’Aperitivo Acusmatico previsto a Vigevano per il 20/9/2019. Lo vogliamo pubblicare perché, francamente, uno simile non lo avevamo visto finora, quindi ci sembrava giusto lasciarne traccia …
Aperitivo Acusmatico
Vigevano, Chiostro di Palazzo Merula – 20/9/2019
State sentendo (ascoltando, forse …) alcune composizioni di musica elettroacustica, ottenute attraverso strumenti e procedimenti elettronici o digitali.
La dimensione musicale di queste composizioni è quella del suono puro. Musica non intesa come intreccio di melodia, armonia e ritmo, ma suono puro.
Suono che talvolta viene catturato dalla realtà e trasformato attraverso una meticolosa elaborazione, talvolta nasce invece da soli segnali elettrici pilotati via sintesi numerica.
Non è un concerto. Non è un rave. Non è musica diffusa. Ma è anche tutte queste cose insieme.
E’ un modo per rammentarci che il Suono ci accompagna ovunque e quotidianamente, nelle sue infinite forme consegnateci ora da un fringuello, ora da una campana, da una motofalciatrice, da una voce soprano, una cascata, un treno, un rapper, un violino, un fruscio di sottana, un ricordo prenatale, un apparente silenzio, un pensiero, …
Abbiamo quindi voluto adottare questi suoni come arredamento per un “aperitivo acusmatico”: un momento di ristoro per il gusto … e per l’udito.
(tra gli invitati, ovviamente, c’è Erik Satie – speriamo non tardi troppo 😉 )
Prendete quindi questo che segue come un programma di sala, o … se preferite … di salotto …
Bernard Parmegiani – La Creation Du Monde (1982-1984)
Parmegiani compositore francese attivo presso il grm (gruppo di ricerca musicale) di Parigi insieme, tra gli altri a Fracois Bayle, Pierre Schaeffer, Luc Ferrari, è giustamente considerato uno dei maggiori rappresentanti della composizione elettroacustica nonchè un eccezionale cesellatore di suoni e costruttore di timbri; suoni sempre dotati di una indubbia qualità organica. La sua influenza si spinge anche al di fuori dell’ambito elettroacustico per così dire “colto” avendo ispirato per loro stessa ammissione artisti quali Aphex Twin o Autechre. Uno dei suoi lavori più importanti è La Creation Du Monde, un’opera epica composta tra il 1982 e il 1984, ispirata alla creazione del mondo. Diviso in tre sezioni, “Lumiere noire”, “Métamorphose du vide” e “Signe de vie” a loro volta suddivise in 3, 3 e 6 sotto sezioni rispettivamente. L’opera prende come punto di partenza il tempo prima del Big Bang e passa ai primi barlumi di luce e alle prime manifestazioni della vita sulla terra, evocando con suoni artificiali in eventi sonori sempre più organizzati in altezze, timbri, dinamiche l’espandersi della luce. della materia e della vita nell’universo.
Edgard Varèse – Poème électronique (1958)
Varese sognava e teorizzava da tempo le possibilità di allargamento della tavolozza sonora che i mezzi elettronici avrebbero fornito alla musica, ben prima che iniziassero a sorgere i primi studi di fonologia. Nel 1958 per il padiglione Philips all’esposizione internazionale di Bruxelles, Varese ebbe finalmente la possibilità di materializzare il suo sogno realizzando questo brano, utilizzando dei registratori. Il brano prevede anche una complessa spazializzazione impiegando 350 diffusori. Il sistema di spazializzazione sfruttava completamente l’architettura del padiglione posizionando diffusori anche molto in alto e permettendo a Varese di realizzare effetti particolarmente complessi. Va ricordato che il poeme è stato commissionato a Varese da Le Corbusier che ha progettato insieme a Xenakis il padiglione, e lo stesso padiglione è costruito per accogliere i suoni del poeme, con l’obiettivo di unificare diverse forme di espressione artistica in un opera d’arte totale. In tal modo musica, architettura oltre alle immagini proiettate durante l’esecuzione si integravano perfettamente facendo dell’opera forse il primo esempio di opera elettronica veramente multimediale.
Hildegard Westerkamp – Cricket voice (1987)
Il lavoro della Westerkamp si focalizza sull’ascolto, sull’ecologia acustica e l’ambiente sonoro. Di origini tedesche, emigrata in Canada studia e collabora con Murray Schafer, è una figura fondamentale nel panorama mondiale dell’ecologia acustica. Il brano Cricket Voice è un’esplorazione musicale di un grilllo, il cui canto è stato registrato in una regione del deserto messicano chiamato “la zona del silenzio”. Il canto del grillo sottoposto a varie trasformazioni, è l’oggetto sonoro centrale di questa composizione. È la stessa Westerkamp ad affermare che “rallentato suona come il battito cardiaco del deserto, alla sua originale velocità canta alle stelle”
Altri suoni sono realizzati “suonando” le piante del deserto, gli aghi dei cactus, o esplorando le risonanze del luogo.
Barry Truax – Riverrun (1986)
Altro rappresentante della soundscape composition music e attivo “militante” nel campo dell’ecologia acustica. Anch’egli canadese, studente e collaboratore di Schaffer insieme alla Westerkamp. Fa spesso largo uso della sintesi granulare di cui è uno dei pionieri. Con le parole dello stesso Truax: “Riverrun crea un ambiente sonoro in cui stasi e flusso, solidità e movimento coesistono in un equilibrio dinamico. La metafora corrispondente è quella di un fiume, sempre in movimento ma apparentemente fermo. Dal più piccolo rivolo alla massima forza della sua massa, un fiume è formato da una raccolta di innumerevoli goccioline e fonti. Lo stesso vale per il suono di questa composizione che si basa sulla più piccola possibile “unità” di suono per creare trame e masse più grandi. Il titolo è la prima parola in Finnegan’s Wake di James Joyce.
Riverrun è interamente realizzato con il metodo di produzione del suono noto come sintesi granulare. Con questo metodo vengono prodotte piccole unità o “granelli” di suono, di solito con densità molto elevate (100-2000 grani / sec), con ogni grano con frequenza e durata definite separatamente. Quando tutti i grani hanno parametri simili, il risultato è un suono modulato di ampiezza e tonalità, ma quando una variazione casuale è consentita in un parametro, viene introdotto un componente di rumore a banda larga.”
John Chowning – Stria (1977)
John Chowning può essere considerato il padre della sintesi FM, in quanto per primo ne formalizzò il procedimento e il suo contributo fu determinante alla realizzazione del sintetizzatore DX7 della yamaha, strumento che appunto impiega questa tecnica di sintesi.
Il brano presentato si basa sul rapporto aureo (1.618…) determinando su questo valore sia la macro che la micro struttura del brano, nonchè la timbrica dei suoni in quanto il rapporto è impiegato anche come rapporto fra portante e modulante nella sintesi.
Jean-Claude Risset – Sud (1984)
Il materiale sonoro di Sud è costituito di pochi suoni, la maggior parte naturali registrati vicino a Marsiglia – registrazioni del mare, di insetti, uccelli, campane di legno e di metallo – oltre da alcuni suoni sintetizzati. Suoni che all’inizio vengono presentati separatamente quasi come fotografie di un paesaggio, ma poi e per la maggior parte del pezzo sono trasformati e moltiplicati usando diversi processi.
Sud può essere percepito come un incontro tra l’immaginazione umana e la natura in due dei suoi simboli più potenti: il mare, a cui si allude attraverso i suoni delle onde, e la foresta, a cui si allude attraverso i suoni dei suoi abitanti come uccelli o insetti.
Il lavoro adotta quella che lo stesso Risset chiama sintesi trasversale, “per impartire la dinamica e il carattere di un suono ad un altro, per esempio per dare al flusso delle onde del mare a diversi altri suoni”.
Gli stessi titoli delle tre sezione del pezzo suggeriscono un possibile scenario immaginario, da prendere solo metaforicamente:
- Il mare la mattina. Animazione di uccelli che fischiano e gracchiano. Nuvole sintetiche di armonici. Accumulazione di suoni ibridi. Calore: reale e simulato da uccelli e insetti.
- Un richiamo: una campana animata dal mare. Vento, onde, flusso di energia: una tempesta metaforica.
III. I suoni del mare si trasformano gradualmente in un sol diesis. la griglia armonica si dispiega, animata da varie pulsazioni, da gesti programmati, da uccelli, da onde del mare che finalmente si abbassano.
Jean-Claude Risset – Songes (1979)
Songes, composto nel 1979, utilizza del materiale sonoro di una composizione dell’anno precedente: Mirage, per 16 strumenti e nastro. Il titolo suggerisce il carattere sognante di avventure che nascono su piani differenti – avventure di figure sonore che vengono da un mondo irreale e immaginario. L’identità della sonorità, che occasionalmente fuoriesce dai vincoli materiali, si dissolve nella continuità delle tessiture, nel flusso del movimento e nelle evoluzioni. Come possiamo essere sicuri di distinguere fra illusione e realtà considerato che tutte le nostre esperienze provengono dalla nostra percezione e dalla nostra coscienza? Non possono essere i nostri sogni (“songes”) sogni dei sogni? All’inizio del brano si odono motivi strumentali registrati separatamente e poi missati e in arte alterati in particolare introducendo effetti spaziali. La struttura armonica presentata all’inizio permea l’intero sviluppo: i motivi, inizialmente ripetuti in modo quasi ossessivo, sono riflessi nei suoni sintetici, prima come nuvole di armonici acuti poi come suoni inarmonici. I componenti di questi suoni si fondono in suoni simili a campane, o si dissolvono in tessiture fluide enfatizzando diverse componenti in momenti diversi. I suoni inarmonici si accumulano in forma di accordi nidificati dove i rapporti frequenziali riflettono, le stesse frequenze di cui sono composti. Mentre l’inizio del pezzo era confinato intorno alle frequenze medie, l’accumulazione fa sorgere un crescendo che riempie lo spazio delle frequenze dal grave all’acuto. La lunga coda occupa solo frequenze gravi e acute. Il brano adotta le tecniche di spazializzazione sviluppate da John Chowning (la sorgente sonora sembra sparire lontano quando affonda nella riverberazione): sembrano volare come uccelli immaginari.
François Bayle – Son Vitesse Lumiere (1981-83)
Altro personaggio fondamentale della musica elettroacustica e eccezionale esploratore del mondo “acusmatico”, espressione quest’ultima, tra l’altro, che lui stesso ha generalizzato e contribuito a diffondere.
Attivo a Parigi e membro del GRM, di cui fu anche presidente, Bayle definisce le tappe del suo cammino come utopie dove si esplorano le genesi dei movimenti sonori, la grammatica della loro formazione, le loro relazioni con gli avvenimenti del mondo fisico e psichico.
Il monumentale ciclo son vitesse-lumiere consiste in 5 brani separati, fra i quali qui presentiamo i primi 2.
Grandeur nature: il primo movimento del ciclo – in due sezioni – è come un grande respiro, un lungo volo fatto di dilatazioni e compressioni senza impatti o collisioni. Siamo come trasportati da una grande macchina invisibile e gentile. Viene affrescato un mondo vibrante di tempeste, insetti e uccelli che prendono vita dentro di noi.
Il secondo movimento “Paysage, personage, nuage” è diviso in 3 sezioni; qui un singolo suono sembra risplendere nel tempo, crescendo e decrescendo regolarmente e pazientemente, attraversando tutto il lavoro e dando l’impressione della sua presenza anche quando in effetti cessa di essere presente.
In son vitesse-lumiere Bayle fa un uso estensivo del trattamento digitale del suono. Ed è lo spazio a determinare il gesto sonoro più del tempo, l’impiego di lunghe tessitutre sonore permettono all’autore di dissociare il suono dal giogo della causalità temporale. Il suono sembra assumere qualità eterne, già liberato dalla sua dimensione materiale dal chi e cosa, grazie al contesto acusmatico, è ora anche libero anche da costrizioni temporali, come sciolto nell’eternità e fuori dal tempo.
Denis Smalley – Pentes (1974)
Smalley ha dato un importante contributo oltre che musicale anche teorico al mondo della musica elettroacustica. Di particolare rilevanza è il suo investigare la dimensione della percezione dell’ascoltatore e lo sviluppo della nozione di spettromorfologia (lo svilupparsi e prendere forma dello spettro sonoro lungo il tempo).
Pentes evoca la spazialità del paesaggio attraverso manipolazioni e trasformazioni di suoni strumentali; in particolare Smalley in questo brano fa largo uso di campionamenti di una cornamusa scozzese, per altro unico suono riconoscibile, realizzando larghi droni sui quali si evolvono lente armonie.
Morton Subotnick – Silver apple of the moon (1967)
Il nome di Subotnik è saldamente legato a quello di Don Buchla, e in particolare al sintetizzatore da quest’ultimo progettato e costruito. Strumento ampiamente impiegato da Subotnick per le sue composizioni ed esibizioni in concerto.
Il brano è stata la prima composizione elettronica composta esclusivamente per il formato dell’album, e la sua divisione in due parti è anche dovuta alla conformazione del supporto dell’epoca: l’album in vinile con due facciate.
La prima parte esplora le altezze mentre la seconda il ritmo. Le sonorità della prima parte sono prevalentemente glissandi, fischi, sirene che si muovono attraverso il campo stereofonico generando passaggi lenti improvvisamente interrotti da rumori elettronici.
Contrariamente, la seconda parte, si apre con un’acuta sonorità che lo stesso Subotnick ha definito il suono della “silver apple”, sviluppandosi in una serie di pulsazioni che al loro climax diventano un frenetico ritmo proto – tecno.
Diversamente da altri lavori per sintetizzatori ad esso contemporanei “silver apple” fa largo uso di sequenze ripetute riff e ostinati.
Barry Truax – Solar Ellipse (1985-85)
Il brano, che sfrutta la tecnica di sintesi della modulazione di frequenza, è costituito da grandi fasce sonore a bordone a suggerire spazi vuoti dell’universo solcati da pianeti orbitanti. Strutture sonore pulsanti e rotanti a varie frequenze viaggiano lungo orbite ellittiche similmente alle orbite planetarie. Come orbite, diverse strutture – tracce sonore si avvicinano e si allontanano ciclicamente generando varie combinazioni tessiturali. Tutte le tracce – orbite sono presenti nel punto centrale della composizione, mentre solo la più acuta e la più grave sono presenti all’inizio e alla fine el brano. L’immagine è quella del fuoco, la cui energia è dissipata, ma allo stesso tempo, e come il solo, rimane costante.
Denis Smalley – Tides (1984)
Tides in due movimenti – si basa sulle analogie fra acqua e suono – movimento, tessitura, turbolenza, forza e tranquillità. Il gioco di colori e luci, l’intimità e l’immensità dello spazio.
Il brano è in due movimenti, il primo: Pools and currents è costruito su una serie di polle d’acqua ognuna con un differente sonorità. L’idea della polla suggerisce il concetto di tessitura, mentre la corrente conduce maggiormente all’idea di movimento lineare. Le polle raggiungono il riposo in un paesaggio marino dal quale emerge il secondo movimento – Sea Fligh – caratterizzato da una gestualità che porta alle onde del mare.
A cura di CREA – Centro Ricerche per l’Ecologia Acustica
In collaborazione con Consorzio Diapason e Dolce Positivo
Recensioni di Andrea Taroppi